27 maggio 2022

Il giusto bicchiere (50)

La settimana scorsa abbiamo visto come va servita nella maniera corretta e a quale temperatura ottimale una bottiglia di vino.
Quest’oggi ci concentreremo su una parte fondamentale del servizio, troppo spesso sottovalutata: il giusto bicchiere.

Ho visto svariate decine di grandi bottiglie (che, di solito, coincidono anche con grandi cifre sborsate) venire letteralmente “gettate” perché servite nel bicchiere sbagliato, che non ne valorizza le qualità e le componenti.

Oggi esistono in commercio numerosissimi tipi di bicchieri, dalle più svariate forme e dei più svariati materiali. Se sei un curioso e te lo puoi permettere, il consiglio è quello di divertirti a comprare diversi tipi di bicchiere per valutare la reazione dello stesso vino versato in bicchieri differenti.

Viceversa, se vuoi andare sul sicuro, basati su questa semplice regola: il bicchiere ha la funzione di mettere il vino a contatto con la giusta quantità di ossigeno, che ne favorisce così l’evoluzione e lo aiuta a sprigionare le proprie componenti aromatiche.

Scendiamo nel concreto. Un bicchiere è formato da tre parti: lo stelo (cioè il gambo), il corpo o pancia (cioè la parte più ampia della coppa) e la bocca (cioè la parte dove si appoggia la bocca per bere).

Lo stelo ha una sola prerogativa: ci deve essere. E il bicchiere deve essere impugnato dallo stelo per evitare che la mano scaldi il vino o che trasmetta al degustatore profumi estranei al vino stesso.

Risulta quindi evidente che le due parti più importanti di un bicchiere sono il corpo e la pancia, e il rapporto che c’è tra queste due. Per semplicità, vediamo tipologia per tipologia di vino:

  • -  Un vino bianco ha profumi delicati e deve mantenere una temperatura più bassa, avrà quindi bisogno di un tulipano di media grandezza che si chiude nella bocca per facilitare la concentrazione dei profumi e non aumentare troppo velocemente la temperatura. Le dimensioni di questo bicchiere crescono di pari passo con l’aumento dell’età del vino e la maturazione in legno.

  • -  Un vino rosso ha invece bisogno di un corpo e di una bocca più grandi, per aumentare il contatto con l’ossigeno e per non “ingabbiare” troppo i suoi profumi, quasi sempre più intensi rispetto a quelli di un vino bianco. Anche in questo caso corpo e bocca del bicchiere aumentano con l’aumentare dell’età del vino.

  • -  Per uno spumante giovane e profumato (Prosecco) è sufficiente una flute anche con la bocca stretta, l’importante è che la coppa finisca a punta per facilitare lo sprigionamento del perlage (le bollicine); mentre per uno spumante metodo classico, magari anche di una certa età, è consigliabile che il bicchiere abbia una discreta bocca (orientativamente come quella per un vino bianco) per aiutare l’ossigenazione (rimane valida invece la regola della coppa che deve finire a punta).

  • -  Per i vini dolci, passiti o liquorosi, valgono più o meno le stesse regole (e dimensioni) dei vini bianchi.

    Queste le poche regole fondamentali, per il resto, l’esperienza è la migliore guida possibile.

Solo due parole su una questione spesso dibattuta e controversa: l’utilizzo del decanter. Chi lo ama dice che serve per ossigenare più rapidamente vini molto vecchi che altrimenti andrebbero stappati diverse ore prima, cosa non sempre possibile. Chi lo odia al contrario dice che la sola pratica di rovesciare una bottiglia di vino in un altro recipiente (peraltro con la bocca molto più larga, il che equivale a un contatto con l’ossigeno importante e violento) altera un delicato equilibrio formatosi in tanti anni di riposo del vino in quella bottiglia, e quindi sono molto di più gli aspetti negativi di quelli positivi. Io non mi esprimo: ancora una volta l’esperienza è l’unica pratica possibile.

LA CONSERVAZIONE DEL VINO

Adesso che abbiamo tutte le conoscenze necessarie per poter servire il vino che preferiamo e che più ci piace, è importante osservare alcune regole per conservarlo a dovere, per non rischiare di veder letteralmente gettati dalla finestra i nostri soldi.

È importante sottolineare come i vini moderni abbiano una capacità di resistenza verso condizioni di conservazioni non ottimali infinitamente maggiore rispetto ai vini del passato, questo grazie soprattutto alle migliori e più avanzate tecniche di vinificazione.

Questo non significa, naturalmente, che non esistono più regole generali di conservazione, ma solamente che, se anche non si dispone di ambienti di conservazione più che ottimali, si può comunque dotarsi di una piccola scorta di cantina che nel breve periodo non dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) presentare particolari problemi.

Le regole per una corretta conservazione del vino sono poche e facilmente intuibili:

  • -  Luogo fresco e umido, a temperatura costante di 14-16°, umidità costante del 60% - 70%, buio e sufficientemente aerato (per evitare la formazione di muffe).

  • -  Bottiglia rigorosamente coricata e protetta dalla luce diretta.

    È importante che il luogo sia fresco per consentire al vino di proseguire nella sua evoluzione naturale. Un luogo troppo caldo accelererebbe troppo i processi evolutivi, al contrario un luogo troppo freddo li bloccherebbe e altererebbe gli equilibri interni al vino dei suoi componenti.

    È importante che sia umido per mantenere l’elasticità del tappo di sughero e per evitare quindi che il tappo, seccandosi, favorisca un’eccessiva ossidazione del vino rendendolo imbevibile.

Per lo stesso motivo è quindi fondamentale che le bottiglie vengano conservate coricate, perché il vino bagnando il tappo lo mantiene morbido e d elastico.

Un’umidità troppo bassa può quindi provocare un’eccessiva secchezza del tappo con i relativi problemi prima elencati, al contrario un’umidità troppo elevata ha come inconveniente solamente quello di poter rovinare le etichette delle bottiglie.

Per ovviare a questo problema estetico molti avvolgono il corpo della bottiglia (solo il corpo, approssimativamente un centimetro prima della capsula) nella pellicola trasparente, in modo da non rovinare così l’etichetta del vino.

È importante infine che la luce (naturale o artificiale) non colpisca direttamente la bottiglia (sempre per evitare la formazione di processi chimici imprevisti) e che l’ambiente sia sufficientemente aerato per evitare che si formino muffe o odori sgradevoli che possono, per effetto della micro ossigenazione, trasferirsi al vino.

L’ultima cosa che voglio sottolineare è che queste regole si riferiscono alla conservazione di bottiglie che vogliamo mantenere per un periodo di tempo più o meno lungo, ma che comunque non destineremo ad un consumo immediato.

Se al contrario acquistiamo del vino per un consumo molto ravvicinato (orientativamente un paio di mesi) il normale involucro delle bottiglie (il cartone), posizionato in una zona della casa fresca e riparata, è più che sufficiente per mantenere il nostro vino in condizioni ottimali fino al suo consumo.

Andrea Fontana


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