11 novembre 2022

Il mitico Piemonte (65)

Anche se la durata della Fiera Internazionale di Alba da qualche anno copre quasi due mesi (quest’anno è iniziata l’8 ottobre e terminerà il 4 dicembre), novembre è per antonomasia il mese del tartufo bianco.

Tanto pregiato quanto raro e costoso (almeno negli ultimi anni, caratterizzati dalle alte temperature e dalla siccità autunnale), il tartufo bianco appartiene all'élite delle ghiottonerie italiane, e vede il suo matrimonio naturale con i vini del Piemonte.

Questo ci offre quindi lo spunto per parlare della regione vinicola Italiana più conosciuta e apprezzata per eccellenza: il Piemonte appunto, in cui sono presenti eccellenze in pressoché tutte le tipologie di vino esistenti. Vediamole una ad una.

Vini Spumanti: il Piemonte presenta una produzione spumantistica di grande tradizione. La narrazione racconta che il primo Metodo Classico secco Italiano fu realizzato, sì, in Oltrepò Pavese, a Rocca de’ Giorgi, nel 1865, nelle cantine del Conte Carlo Giorgi di Vistarino, ma tale produzione fu resa possibile grazie all’intervento del tecnico Piemontese Carlo Gancia. Per molti decenni a venire, l’Oltrepò Pavese fu il serbatoio di Pinot Nero per le grandi case spumantistiche Piemontesi: oltre al già citato Gancia, vanno ricordati, tra gli altri, Contratto, Riccadonna, Cinzano e Martini. Benché questa tradizione spumantistica non si sia mai esaurita, ad un certo punto venne soppiantata, sul mercato e nell’immaginario collettivo, da un altro spumante Piemontese, completamente diverso: l’Asti Spumante che, pur con gli alti e bassi di un prodotto per tanti anni troppo dozzinale, è stato per molto tempo il vino Italiano più conosciuto e venduto nel mondo. Negli ultimi due decenni le istituzioni hanno voluto rilanciare la produzione di Metodo Classico, ed è nata così una denominazione specifica chiamata Alta Langa, che seppur ancora marginale numericamente, sta piano piano conquistandosi una certa fama e conoscenza.

Vini bianchi: sebbene sia una regione per lo più rossista, non mancano vini bianchi Piemontesi interessanti, a partire dalla zona storica del Gavi (uva Cortese, coltivata anche nell'Alto Monferrato), passando per il Roero con l’Arneis e atterrando poi nella zona oggi più significativa: i Colli Tortonesi e l’uva Timorasso. Nuovo baluardo della Piemontesità, l’uva Timorasso è una scoperta recente dell'istrionico Walter Massa, che ha preso un vitigno ormai in via di estinzione e l’ha trasformato nella nuova frontiera Piemontese, tanto che tutte le più importanti aziende baroliste ci stanno investendo. Merita una citazione la minuscola ma interessante produzione di uva Nascetta del comune di Novello, nelle Langhe.

Vini Rossi: se si tralasciano alcune uve locali (ruchè, avarengo, neretto, pelaverga, vespolina, freisa, grignolino, ecc.) poco rilevanti numericamente e commercialmente (anche se in taluni casi molto buone), in Piemonte si allevano principalmente tre uve a bacca rossa. La prima è il Dolcetto, diffusa in tutta le regione e con ben 12 denominazioni dedicate: d’Alba, d’Asti, d’Acqui, di Ovada, di Dogliani, di Diano d’Alba, Colli Tortonesi¸ delle Langhe, delle Langhe Monregalesi, del Monferrato, del Pinerolese e del Piemonte.

La seconda è la Barbera (a cui abbiamo già dedicato un articolo) che raggiunge la sua massima espressione nelle denominazioni d’Alba e d’Asti, con quest'ultima regina indiscussa soprattutto nella sottozona di Nizza; ma presente anche nelle denominazioni Monferrato, Canavese, Colli Tortonesi, Collina Torinese, Colline Saluzzesi, Colline Novaresi, Pinerolese e Piemonte.

Ma l’uva indiscutibilmente più importante del Piemonte, e non solo, è senz’ombra di dubbio il Nebbiolo. Vitigno principe della regione, è l’uva che dà origine a tutti i più importanti vini piemontesi, tanto che elencarli tutti sarebbe impossibile. I più noti sono Ghemme, Gattinara, Boca, Bramaterra e Carema nell’Alto Piemonte, fino al Roero, Barolo e Barbaresco in Langa. Il filo conduttore di tutte queste denominazioni è la qualità. Qualità legata alla grande e antica tradizione enologica di questa parte del Piemonte, che ha nella minuscola parcellizzazione della proprietà la sua più importante peculiarità. E anche se negli ultimi decenni il prestigio di questi vini ha attirato numerosissimi investitori stranieri, ancora oggi la stragrande maggioranza delle cantine di Langa appartiene alla famiglia che l’ha fondata, e questa non è cosa da poco.

Vini Dolci: già detto dell'Asti Spumante, è in realtà il suo “fratellino” minore Moscato d'Asti, ad essere l'espressione più pura e qualitativamente significativa della splendida uva Moscato Bianco. Ma i vini dolci Piemontesi non finiscono qui. Meno conosciuti, ma altrettanto interessanti, troviamo la Malvasia di Casorzo d'Asti e di Castelnuovo Don Bosco (entrambe rosse), il Loazzolo e l'Erbaluce di Caluso, senza dimenticare il più noto Brachetto d’Acqui, vino che ancora deve trovare la propria identità e soprattutto svincolarsi dalle logiche produttive industriali.

Andrea Fontana


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