Il valore di un vino (80)
Se sei un frequentatore dei ristoranti stellati e delle enoteche importanti, avrai notato come molto spesso in questi luoghi si trovino bottiglie di vino dal prezzo molto elevato.
Ma anche se non frequenti i templi della cucina Italiana e internazionale, sono sicuro che avrai almeno una volta esclamato la fatidica frase: "ma la bottiglia xyz, vale i soldi che costa?"
Ma poi, perchè non scendere nel concreto e non fare i nomi?
Riformulo: ma il Sassicaia vale i soldi che costa? E Romanée Contì? E Biondi Santi? E il Monfortino di Giacomo Conterno? E Cheval Blanc? E Mouton Rothschild? E Lafite Rothschild? E Krug? E Dom Perignon? E il Cristal?
Queste domande spesso sono l’anticamera al vero nocciolo della questione: qual è il prezzo “giusto” di una bottiglia di vino?
Ti assicuro, amico mio lettore, amica mia paritaria, che queste domande mi vengono rivolte quotidianamente da ormai quasi 30 anni di lavoro nel mondo del vino.
La domanda, se di per sé può anche sembrare sciocca, in realtà sottintende un significato ben più profondo e comprensibile, che va aldilà del prezzo inteso come somma dei costi di produzione più un giusto guadagno, ma che abbraccia concetti ideali e filosofici quali la giustizia, l'equità sociale e più in generale si rifà alla definizione della dottrina classica: “il valore di un’opera d’arte o d’ingegno è il pregio che ha, indipendentemente dal prezzo che può valere, in base a considerazioni varie, sia materiali e concrete (materia di cui l’opera è fatta), sia storiche, tecniche ed estetiche (antichità, importanza storica, rarità, perfezione di fattura e di esecuzione, ecc.), sia oggettive (capacità di soddisfare determinate esigenze), sia soggettive (stima attribuita all’opera da singoli o da gruppi di persone, desiderio di possederla, ecc.).” (definizione Enciclopedia Treccani).
Che tradotto significa che, molto spesso, quando mi viene chiesto se il Chambertin Clos-de-Bèze Grand Cru 2019 - Domaine Armand Rousseau vale i 6.000.000 euro alla bottiglia che costa su tannico, in realtà non mi si sta chiedendo se il prezzo è giusto, ma qual è il suo valore reale.
E qui, come spiega dettagliatamente la definizione della Treccani che ti ho riportato poco sopra, entriamo in un campo che ha mille variabili (materiali, tecniche, storiche, estetiche, oggettive, ecc.), per lo più dettate dalla soggettività della domanda, che in verità dovrebbe essere riformulata: quindi non “il magnum di Toscana Rosso IGT Masseto 2011 vale 2.900.000 euro” ma bensì “il magnum di Toscana Rosso IGT Masseto 2011 vale 2.900.000 euro per me?”
E difatti, la risposta che do a tutte queste domande è sempre la stessa: ognuno ha la propria scala di valori, che dipende da fattori fortemente soggettivi (cosa mi piace? cosa mi soddisfa? cosa mi gratifica? cosa mi eccita? ecc.) e che in quanto tali non possono essere messi in discussione da chi non ha la nostra stessa soggettività.
Una Ferrari California vale 180.000 euro? Un Patek Philippe Nautilus vale 295.000 euro? Le Nike Air Jordan 1 Legends of Summer Black valgono 5.740 euro?
Sono certo che tra di noi ci sarà chi dice sì e chi dice no ad ognuna di queste domande, e nessuna di queste risposte è giusta o sbagliata.
Se dovessimo decidere di acquistare uno di questi oggetti, analizzeremmo le sue caratteristiche materiali, la difficoltà della sua realizzazione, la sua storicità, la sua reperibilità, il prestigio del produttore, il prestigio del territorio in cui è prodotto, e poi decideremmo se per noi quell’oggetto ha quel valore richiesto oppure no.
Tutte queste cose valgono anche per una bottiglia di vino.
Certo, nel vino c’è anche una forte componente derivante dal tipo di produzione che si attua: coltivare l’uva e produrre nella piana di Bolgheri ha dei costi estremamente diversi di farlo sulle Terrazze Retiche della Valtellina, o alle pendici dell’Etna. Avere 2 ettari vitati e curare a mano ogni singolo aspetto del lavoro di vignaiolo è diverso che avere un’estensione vinicola di 200 ettari, 50 dipendenti e un’attrezzatura all’avanguardia.
Ma al netto di queste variabili, che incidono e anche parecchio, sopra una certa soglia non stiamo più parlando di prezzo di vendita ma di valore trasmesso (e percepito).
Quindi la vera domanda probabilmente dovrebbe essere: qual è questa soglia, sotto la quale si parla di giusto prezzo, e sopra la quale entrano in gioco fattori estranei ai costi di produzione?
Anche in questo caso la risposta non può che essere totalmente soggettiva e dipende, in larga misura, dal prestigio della zona di produzione. Un Prosecco a 25 euro la bottiglia assomiglia ad un furto, un Franciacorta sopra i 25 euro è la normalità, uno Champagne a meno di 50 euro lo percepiamo come una ciofeca.
In definitiva, il consiglio che mi permetto di dare è quello di stabilire “a priori” il valore che vogliamo dare ad un determinato prodotto o servizio, e di adeguare poi la nostra scala di valori a seconda del grado di soddisfazione che ci ha procurato.
Del resto, come disse una volta il Maestro Luigi Veronelli, “la bottiglia più buona che ho mai bevuto? Un Porto -non propriamente il più rinomato dei vini- bevuto a 26 anni assieme ad una splendida portoghese”, ed ecco svelato l’arcano.
Come, come?
Non hai idea di chi sia stato Luigi Veronelli?
Ok, allora ho già capito di cosa ti parlerò la prossima settimana.
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