17 giugno 2022

La Sardegna enologica (52)

Quando leggerai queste righe, amico mio lettore amica mia paritaria, con ogni probabilità io sarò sul traghetto diretto verso la Sardegna, dove trascorrerò qualche giorno di vacanza assieme alla mia famiglia.

Se anche tu quest'estate farai altrettanto, ne approfitto per darti alcune dritte e consigli sui migliori vini dell'isola dei Quattro Mori.

La Sardegna enologica è un continente ricco di peculiarità, vitigni autoctoni e territori bellissimi, che ogni anno attira milioni di turisti da tutto il Mondo.

Sicuramente il merito della fama enologica della Sardegna si deve alle due uve principali, coltivate pressoché in tutte le zone vinicole dell’isola: il Vermentino e il Cannonau.

La prima è l’uva bianca Sarda per eccellenza, declinata nella sottozona “di Gallura”, la più significativa e meritevole della DOCG, oppure più genericamente "di Sardegna". Dà origine a vini freschi e fruttati in gioventù, che con l’invecchiamento acquistano note minerali e iodate.

Il secondo è il vitigno Sardo a bacca rossa che più di tutti ha fatto conoscere ai mercati Nazionali le potenzialità della Sardegna. Dà origine a vini strutturati, importanti, di grande complessità e potenzialità d’invecchiamento.

Accanto a questi veri e propri portabandiera dell’enologia Sarda, negli ultimi anni si sono affacciati numerosi altri vitigni autoctoni degni di nota.

Tra i vitigni a bacca bianca cito il Nuragus, che genera vini dalla spiccata matrice mediterranea, densi e colorati, e il Nasco, che invece è portato all’appassimento ed è alla base dei più buoni vini dolci naturali Sardi (due nomi su tutti: il Latinia della Cantina Sociale di Santadi e l’Angialis di Argolas). Infine, mi piace ricordare anche il Torbato, vitigno autoctono del Nord Ovest dell’isola, interpretato in versione spumante, sia charmat che metodo classico, dalla storica azienda Sella&Mosca di Alghero.

Tra i vitigni a bacca rossa non possiamo che partire dal Carignano, che negli ultimi anni si sta affermando come un serio antagonista al prestigio e alla fama del Cannonau. Specifico della zona del Sulcis, nel sud ovest dell’isola, esistono oggi in commercio alcune etichette di grande qualità, ricche e strutturate, che non temono il confronto con i grandi vini rossi Italiani (in questo caso ne cito tre: il Barrua dell’AgriPunica, il Terre Brune della Cantina Sociale di Santadi e il Buio Buio della Cantina Mesa). Altra uva a bacca rossa molto diffusa è il Monica, che sebbene non sembra possa dare vini di particolare struttura e longevità, è tuttavia capace di originare etichette di grande piacevolezza e immediatezza. Abbiamo infine anche il Bovale, vitigno storico da sempre utilizzato in taglio (un nome su tutti: il Turriga di Argiolas, di gran lunga l’etichetta Sarda più famosa, ottenuta da Cannonau in prevalenza, con Carignano, Malvasia Nera e Bovale a completare il blend).

Ma se oggi la Sardegna vinicola è conosciuta per tutti i vitigni che ho poc’anzi elencato, in passato i due prodotti più significativi ed esclusivi dell’Isola erano due vini oggi purtroppo quasi dimenticati e commercialmente poco diffusi e conosciuti: la Malvasia di Bosa e la Vernaccia di Oristano. Sono entrambi vini di stile ossidativo, invecchiati per molti anni in legno piccolo scolmo, caratterizzati dalla formazione della flor, una sorta di patina di lieviti che caratterizza fortemente sia il naso che la bocca di questi splendidi nettari, perfetti esemplari di quelli che una volta venivano chiamati vini da meditazione.

Per oggi è tutto, adesso scappo a godermi questi pochi giorni di relax e ti do appuntamento a tra due settimane.

Andrea Fontana


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