20 agosto 2021

La Valtènesi (15)

Meno di dieci anni fa (la nascita ufficiale è il 2012) ha iniziato ad apparire sulle bottiglie di Chiaretto del Garda, che normalmente adornano le tavole estive di noi Cremonesi, delle etichette con una “strana” e sconosciuta parola: Valtènesi.

Seppur la sua definizione sia piuttosto antica, l’utilizzo nella nomenclatura enologica è invece recente e di nuova concezione. Stiamo parlando del territorio che, approssimativamente, va da Desenzano a Salò (in realtà Gardone Riviera), coincidente quindi con la sponda Bresciana del lago di Garda, che da sempre è conosciuta per la produzione di vini rosati, i cosiddetti Chiaretto. Ebbene, fino al 2012 sul territorio coesistevano due diverse denominazioni: Riviera del Garda Bresciano e Garda Classico, che naturalmente creavano confusione e incomprensioni (perché avere lo stesso vino con due nomi diversi?). All’inizio di questo secolo, allora, il Consorzio Garda Classico inizia un difficile lavoro di ridefinizione della zona, arrivando a convincere i produttori a rinunciare ai loro diritti acquisiti e a convogliare le due doc sotto un unico nome: Riviera del Garda Classico. A questo, viene poi aggiunta la sottozona Valtènesi, che si utilizza solo per identificare i due vini tipici della zona: il Chiaretto e il Rosso. Entrambe queste tipologie sono ottenute con l’uva autoctona Groppello (che in realtà è presente in due cloni diversi, Groppello Gentile -di gran lunga il più diffuso e significativo- e il Groppello di Mocasina), a cui vengono affiancate Marzemino, Sangiovese e Barbera (più recentemente anche Rebo e/o Merlot). Ecco così nascere il Valtènesi Chiaretto e il Valtènesi Rosso, che identificano esclusivamente questi due prodotti ottenuti nei 16 comuni rivieraschi della sponda Bresciana del lago di Garda. Il passo successivo che il Consorzio Valtènesi ha voluto compiere nel 2019 è la fondazione, assieme ad altri 5 consorzi, di Rosautoctono, l’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano, che ha l'obiettivo di dare finalmente dignità e credibilità ai principali vini rosa italiani, troppo spesso relegati a vini di serie B e considerati sottoprodotti dei rispettivi vini rossi. Gli altri Consorzi protagonisti di questa avventura sono il Bardolino Chiaretto (Veneto), il Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte (Puglia), Salice Salentino (Puglia), Cirò e Melissa (Calabria). Per compiere questo importante ed ambizioso progetto, il prossimo passo sarà probabilmente l’abbandono del termine “Chiaretto” e la sua sostituzione con la più moderna e internazionale dicitura di “Vino Rosa”, a completare un percorso iniziato ormai più di vent’anni fa e che sta finalmente traghettando questa tipologia di vino verso i riconoscimenti e i mercati che gli competono.

Andrea Fontana


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