16 luglio 2021

Parma la mossa (12)

C’è una provincia che, seppur confinante con Cremona, non è ancora entrata nel nostro viaggio alla scoperta del vino, ed è Parma.

Famosa più per le proprie produzioni alimentari (vale la pena ricordare il Prosciutto di Parma, la Coppa, il Culatello di Zibello, il Parmigiano Reggiano, ecc.), non a caso la provincia di Parma viene identificata come la famosa food valley, riconosciuta nel triangolo di terra formato dalla stessa città Ducale (che ne è simbolicamente la capitale), Zibello e San Secondo Parmense. Tuttavia Parma non è solo norcineria e industria lattiero-casearia, e da qualche anno sta cercando di dire la sua anche in ambito vitivinicolo.

Tutto inizia nel 1977, quando un piccolo gruppetto di viticoltori costituisce il “Consorzio Volontario per la Tutela dei Vini dei Colli di Parma”, che grazie al suo lavoro porta nel 1982 alla creazione della Denominazione di Origine Controllata Colli di Parma. Oggi il Consorzio raggruppa 49 produttori di uva, dei quali la metà vinifica e commercializza i propri vini.

La zona di produzione è quella compresa tra i fiumi Stirone (che abbiamo già visto a Vernasca parlando del Vin Santo di Vigoleno) ed Enza, a sud del capoluogo, orientativamente da Salsomaggiore (ovest) a Traversetolo (est), passando per Collecchio, Felino, Fidenza, Fornovo di Taro, Medesano, Noceto, Sala Baganza e Langhirano, dove hanno sede le cantine più significative, fino a Traversetolo

. Si estende per circa 250 ettari che danno vita a poco più di 1.200.000 bottiglie. Il territorio si divide tra la zona occidentale, confinante con i Colli Piacentini, con i quali condivide i vitigni Malvasia di Candia Aromatica, Barbera e Croatina, e la zona orientale, che invece confina con Reggio Emilia, e che vede quindi la netta prevalenza del Lambrusco Maestri. In mezzo, una discreta produzione realizzata con gli internazionali Sauvignon (soprattutto), Chardonnay, Merlot, Cabernet e Pinot Nero. A tutti questi, dobbiamo aggiungere la Fortana, vitigno a bacca rossa tipico di queste zone (e del Delta del Po, nel Ferrarese), che viene spesso aggiunto in uvaggio al Lambrusco e che in purezza viene tradizionalmente interpretato frizzante dolce, ideale accompagnamento dei salumi del territorio.

Come già detto, le aziende più significative di questo piccolo comprensorio sono concentrate a Langhirano e nei dintorni, a riprova della maggiore vocazione della zona verso la tipologia Lambrusco. Vale la pena citare quindi Monte delle Vigne (famoso il Nabucco, rosso da uve Barbera e Merlot), Lamoretti (ottimi Malvasia e Lambrusco), Carra di Casatico (di livello il Torcularia Rosso Lambrusco e il Cinque Torri bianco metodo classico) e Cantine Dall’Asta, la più antica, che ha recentemente introdotto la linea “Langaranus” per i propri vini fermi più significativi.

Andrea Fontana


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