25 giugno 2021

Valcamonica: non solo formaggi (9)

Nei miei ricordi di ragazzo viene naturale associare la Val Camonica alle vacanze, con le settimane bianche invernali organizzate a MonteCampione e i Grest estivi in quel di Temù o Ponte di Legno.

Crescendo, ho imparato ad apprezzare questa Valle affascinante e ricca di storia, anche per le sue bellezze naturali (penso ad esempio alle piramidi di Zone o alle famosissime incisioni rupestri, Patrimonio Mondiale dell’Unesco) e le specialità gastronomiche, in particolar modo le produzioni casearie: Silter (recentemente “promosso” a Presidio Slow Food), Fatulì della Val Saviore e Formaggella della Val Palot (due vallettine laterali) sono solo alcuni degli splendidi formaggi che si possono trovare in Val Camonica.

Ma è solo negli ultimi anni che la Val Camonica ha attirato gli interessi degli appassionati del vino, riscoprendo una tradizione secolare che stava per scomparire.

La viticoltura è infatti da sempre una risorsa importante per i camuni, e anche se in passato era associata a tutte le altre pratiche agricole, e quindi relegata ad una produzione di sussistenza, ciò non ha impedito alla Valle di raggiungere negli anni ‘60 del secolo scorso la ragguardevole cifra di 1000 ettari vitati.

Poi, com’è successo in moltissime altre zone pedemontane, i giovani hanno preferito il lavoro nelle città e l’economia locale si è spostata verso altri settori, artigianali o industriali, e la montagna piano piano si è riappropriata della propria terra.

All’inizio di questo secolo si è però iniziata a registrare un’inversione di tendenza, e ora la viticoltura camuna, pur conservando numeri risibili (gli ettari vitati attuali non superano i 150), è diventata interessante e meritevole di attenzione.

Il riconoscimento dell’IGT Valcamonica avviene nel 2003, e nell’anno successivo viene ufficialmente istituito il Consorzio di Tutela dei Vini della Valle Camonica, a testimoniare il rinnovato interesse, anche delle istituzioni locali, per la viticoltura camuna.

Il principale artefice e protagonista di questa piccola rivoluzione è stato Enrico Togni, giovane vignaiolo in quel di Erbanno, frazione alta di Darfo Boario, che nei primi anni 2000, poco più che ventenne, ha ripreso in mano le vigne del nonno e creato un’azienda agricola tout court, la Togni Rebaioli, che oltre alla viticoltura produce foraggere e patate e alleva capre, anatre e api. I suoi vini hanno destato da subito interesse e sono tra i protagonisti nelle fiere specializzate sparse per l’Italia.

Sempre ad Enrico si deve la scoperta di un vitigno autoctono, ritrovato nei suoi filari, che è stato registrato nel Catalogo Nazionale della Vite con il nome di Erbanno, è che ampelograficamente risulta essere un clone locale di Lambrusco Maestri, che il nostro sta sperimentando in rosso, in rosato e anche metodo classico.

Facendo un passo indietro, l’IGT Valcamonica riconosce tre sottozone distinte. Da sud a nord, abbiamo proprio la zona attorno a Darfo e Piancogno, con i caratteristici vigneti terrazzati tipici di quest'area, e una presenza considerevole di uve a bacca rossa: Merlot, Erbanno, Barbera, Nebbiolo.

Successivamente incontriamo la Val Grigna, nei comuni di Bienno, Berzo Inferiore, Esine, Cividate Camuno, Malegno. Infine, più a nord, la zona attorno al conoide della Concarena, che comprende i comuni di Sellero, Breno, Capo di Ponte, Ono San Pietro, Cerveno, Losine, Ceto, Niardo e Braone.

Contrariamente a quanto si è sempre pensato e fatto, oggi la Valcamonica sembra dare i risultati migliori con le uve a bacca bianca, Incrocio Manzoni e Riesling Renano in primis, che beneficiano dell’altitudine dei vigneti, spesso ben al di sopra dei 300 metri sul livello del mare. Delle venti o poco più aziende che compongono il mosaico enologico camuno, la maggior parte conservano una dimensione minuscola e un carattere familiare, producendo una o poco più etichetta. Segnalo, tra queste: Azienda Agricola Concarena, La Muraca, Casola, Vibù e Scraleca. Le aziende invece più radicate e dalle dimensioni più importanti (si fa per dire), sono Rocche dei Vignali, Monchieri, I Nadre, e Bignotti Cultivar delle Volte.

Andrea Fontana


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti