Ed è di nuovo Vinitaly (56ª edizione)
Prenderà il via domenica 14 p.v. la 56ª edizione del Vinitaly, una delle più grandi fiere internazionali del settore vinicolo. Si tiene fin dalla sua nascita a Verona e rappresenta un momento di incontro fondamentale per produttori, distributori, esperti del settore e appassionati di vino da tutto il mondo.
I numeri che si prevedono sono da record: 4.000 aziende espositrici, 1.200 top-buyer dai 65 Paesi che valgono il 95% dell’export del vino italiano, 30.000 operatori stranieri da oltre 140 Nazioni e un totale stimato di 100.000 visitatori totali.
Il Vinitaly è sempre stato, fin dai miei primi ricordi, la fiera Italiana più importante del settore, e la sua evoluzione è sotto gli occhi di tutti: quando ero poco più che adolescente, e mi ci portava ancora mio papà, il Vinitaly era soprattutto un ritrovo tra vecchi e nuovi amici, e l’aspetto ludico e goliardico era evidente.
Oggi invece il Vinitaly ha cambiato faccia: l’accesso è contingentato e fortemente indirizzato all’utenza business (quelli imparati direbbero che è una fiera “B2B oriented”, vale a dire Business to Business, cioè dedicata agli operatori del settore) ed è riconosciuta come una delle fiere vinicole più importanti in Europa e nel Mondo.
Ed è indubbio che nell’edizione che sta per prendere il via, i riflettori saranno puntati sulle criticità e difficoltà che sta attraversando il complesso universo legato al vino. Un universo che, in Italia, muove numeri significativi: 900.000 addetti circa per un fatturato di 14 miliardi di euro (del quale più della metà legato all’export). Il vino è inoltre un tassello fondamentale del nostro “Made in Italy”, e fa viaggiare qualcosa come 14 milioni di visitatori in Italia legati all’enoturismo, per un fatturato di 2,5 miliardi di euro; e non è un caso che proprio lunedì 15 aprile 2024 verrà celebrata, in concomitanza con il Vinitaly, la prima Giornata Nazionale del Made in Italy.
A fronte di questi numeri stiamo però attraversando un momento storico in cui il ruolo del vino (e dell’alcol in generale) è sempre più al centro di polemiche, dibattiti, crociate, campagne denigratorie.
I temi in agenda sono quelli che abbiamo già visto anche negli scorsi mesi.
Si va dal recepimento della recente direttiva Ue su vini no e low alcol (con un mercato che gli analisti vedono in crescita dai 9,4 miliardi di dollari nel 2023 ai 16,8 del 2032) all’obbligo delle etichette nutrizionali, che tanto stanno facendo discutere, anche per le continue proroghe del ministro Lollobrigida.
Si passa poi alla stretta sulla pubblicità degli alcolici proposta dal Belgio sull’onda del crescente salutismo, dopo che aveva iniziato l’anno scorso l’Irlanda (ne ho parlato qui) e con la concreta prospettiva che probabilmente altri Stati Europei li imiteranno.
Si parlerà sicuramente anche delle recenti modifiche alle linee guida alimentari introdotte dal Canada (quarto mercato mondiale per l’export dei vini Italiani), che consiglia di limitare il consumo di alcol a due bicchieri a settimana (modifiche che, pare, verranno a breve introdotte anche dagli USA, Donald Trump permettendo).
Senza contare l'enorme spada di Damocle che pesa sull’intero comparto chiamata cambiamento climatico, con tutti gli annessi e connessi facilmente immaginabili.
Insomma: mai come quest’anno le numerose conferenze, master class, convegni e dibattiti che affollano il nutrito programma di Vinitaly 2024, saranno importanti per capire dove si sta muovendo il mercato del vino e quali sono gli interventi necessari per salvaguardare un patrimonio storico, culturale, economico e identitario Italiano.
Ma, naturalmente, Vinitaly 2024 sarà anche l’opportunità di conoscere e assaggiare una parte consistente e sicuramente rappresentativa del variegato comparto enologico e mondiale.
Buon Vinitaly a tutti gli appassionati che lo visiteranno.
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