9 ottobre 2023

Il Bignami del vino italiano per lettori svogliati (parte 2): i bianchi

Proseguiamo questo nostro percorso iniziato nell’articolo precedente, con l’elenco dei 5 vini spumanti Italiani più significativi (leggi qui), concentrandoci questa settimana sui 5 VINI BIANCHI ITALIANI imprescindibili per chiunque voglia approcciarsi alla categoria.

Ma, se la scorsa settimana la scelta è stata tutto sommato abbastanza semplice (te la ricordo brevemente: Prosecco, Franciacorta, Trento, Oltrepò e Asti), quest’oggi quello che mi appresto a scrivere è probabilmente l’elenco più difficile da stilare fra tutti quelli che ti propinerò da qui alla fine di questa rubrica.

La ricchezza di uve e zone bianchiste Italiane, infatti, è vasta e articolata, ed individuare le 5 produzioni più significative non è impresa semplice. Ma basta con i preamboli, gettiamo il cuore oltre l’ostacolo e andiamo a presentare IL BIGNAMI DEL VINO ITALIANO PER LETTORI SVOGLIATI PARTE 2: I VINI BIANCHI.

Come sempre, una nota di lettura prima di iniziare: in questo elenco ho racchiuso i vini che, secondo la mia opinione assolutamente soggettiva e opinabile, sono più significativi; incrociando dati di produzione numerica, dimensione del territorio, prezzo e prestigio sui mercati nazionale e internazionali, ignaro se questa classifica possa essere condivisa anche da altri colleghi degustatori più prestigiosi e capaci di me.

1. SOAVE: Probabilmente alle nostre latitudini non è il vino bianco più conosciuto e diffuso, oscurato negli ultimi anni dal grande successo commerciale del Lugana (che vedremo tra poco), ma per moltissimi anni il Soave è stato uno dei 3-4 vini Italiani più diffusi e conosciuti all’estero, e ancora oggi rappresenta da solo il 50% del vino prodotto nella provincia di Verona, che a sua volta vale il 15% della produzione Nazionale. Merito della cantina Bolla, che per prima ha esportato e diffuso in praticamente tutto il globo terracqueo questo vino ottenuto principalmente da Garganega (minimo 70%) con il Trebbiano di Soave, lo Chardonnay e il Pinot Bianco altre uve autorizzate. Attualmente la produzione si attesta sulle 60 milioni di bottiglie, nelle tipologie generico, Classico, Spumante e Recioto.

2. LUGANA: I puristi storceranno il naso, e a ragione, perché il Lugana è un vino che vede circoscritta la propria diffusione ad un'area tutto sommato ristretta, ma poiché noi ne facciamo parte, è giusto citarlo. Piaccia o non piaccia, per i lombardi (e quindi anche per noi Cremonesi) il Lugana rappresenta oggigiorno la “confort label” per eccellenza, l’approdo sicuro quando non si sa cosa scegliere. Con le sue 20 milioni di bottiglie prodotte in una zona tutto sommato molto ristretta, rappresenta un successo commerciale con pochi eguali. Uva Turbiana con possibile saldo di altre uve bianche autorizzate (che spesso si traduce in Sauvignon, dando così un’impronta aromatica molto apprezzata dai mercati anglosassoni ma decisamente osteggiata dalla critica enologica nostrana) e sorprendente capacità di invecchiamento ne fanno un vino tutt’altro che banale.

3. VERDICCHIO: Unanimemente considerato tra i migliori vini bianchi Italiani, è poco diffuso alle nostre latitudini ma ciò non toglie nulla al suo prestigio e alla sua bontà. Prodotto in circa 20 milioni di bottiglie nel territorio di 24 comuni attorno al capofila Jesi, ottenuto dal vitigno omonimo, ha caratteristiche di sapidità e longevità che lo rendono unico in Italia.

4. Questo “slot” è stato quello più difficile da riempire. Esistono infatti numerosi vini bianchi Italiani che avrebbero meritato la presenza in questa lista. A partire dal Gewurztraminer Alto Atesino, vino emblematico per gli amanti degli aromatici, passando per il Gavi, storico vino bianco Piemontese, o ancora il Vermentino, diffuso in ben tre regioni (Liguria, Toscana e Sardegna) oppure i famosissimi Fiano di Avellino e Greco di Tufo, per tantissimi anni coppia indissolubile in tutte le pizzerie del Nord Italia gestite da famiglie originarie della Campania. Senza dimenticare il Friuli, regione bianchista per eccellenza grazie al Tocai (pardon, al Friulano) e alla Ribolla GIalla. Alla fine ho optato per l’ETNA, una zona vinicola numericamente ancora insignificante ma sulla quale mi piace scommettere. Uva Carricante per vini dal carattere vulcanico, minerale, idrocarburico, di grande sapidità e longevità, davvero affascinanti.

5. PINOT GRIGIO: Vino che in passato era onnipresente ed oggi è praticamente scomparso da tutte le Carte dei Vini dei ristoranti Italiani. Allora perché citarlo in questo nostro elenco? Perché i numeri che muove sono ancora impressionanti, e all’estero è ancora (purtroppo) un must per tantissimi mercati, Stati Uniti in primis. Stiamo parlando di qualcosa come 300 milioni di bottiglie, che lo rendono il secondo vino italiano più prodotto dopo il Prosecco. Si ma la qualità? Bè sinceramente, se cercate quella il consiglio è di orientarsi verso altri lidi. (P.S. Esistono, naturalmente, Pinot Grigio buonissimi, ma capirai, amico mio lettore, amica mia paritaria, che in questo oceano di ettolitri prodotti, stiamo parlando di insignificanti gocce nel mare).

La prossima settimana ci concentreremo sui vini rosa

Andrea Fontana


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