Il mito Sassicaia (76)
Abbiamo introdotto la settimana scorsa il mito Sassicaia, parlando della viticoltura Toscana, e come mi aspettavo le richieste di approfondirlo sono state tali da non potermi permettere di disattenderle.
La storia inizia nel 1899 in Piazza Colonna a Roma, dove nasce il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, discendente della nobile famiglia originaria di Rocchetta Tanaro (il paese di Giacomo Bologna e del suo Bricco dell’Uccellone, altro mito che meriterebbe un capitolo a sè) a Palazzo Chigi, allora residenza della famiglia materna.
Il Marchese cresce in Piemonte nella tenuta di famiglia, dove si appassiona agli scritti del bisnonno Leopoldo Incisa della Rocchetta, grande appassionato di enologia, prima di trasferirsi a Pisa a metà degli anni ‘20 per frequentare la facoltà di Agraria, dove conosce la futura moglie, erede di una delle più importanti famiglie nobili Toscane, Clarice della Gherardesca.
In questi anni il Marchese è spesso ospite dei Duchi Salviati a Migliorino Pisano dove ha modo di assaggiare un loro vino “prodotto da una loro vigna sul monte di Vecchiano, con lo stesso inconfondibile bouquet di un vecchio Bordeaux da me appena assaggiato più che bevuto (a 14 anni non mi si permetteva di bere vino) prima del 1915, a casa del mio nonno Chigi”.
Dopo aver svolto alcuni esperimenti a Rocchetta Tanaro con il Pinot Nero, con scarsi risultati, a seguito del matrimonio con Clarice della Gherardesca entra in possesso e si trasferisce nel 1942 nella Tenuta San Guido, a Bolgheri, frazione di Castagneto Carducci, nella Maremma Livornese, dove pianta un migliaio di barbatelle di Cabernet Sauvignon e Franc acquistate dai Duchi Salviati.
La grande intuizione del Marchese Mario Incisa della Rocchetta fu quello di assimilare i terreni della propria Tenuta, più precisamente quelli di Castiglioncello, alle Graves (letteralmente ghiaia) di Bordeaux, e capire (o sperare, non lo sapremo mai) che la grande presenza di ciotoli e ghiaia (che localmente venivano chiamate Sassicaie) unite all’influenza dei venti marini e alla protezione dell’Oasi di Bolgheri, gli avrebbero permesso di ottenere un grande vino.
Inizialmente fu deriso e preso per pazzo dagli abitanti del luogo, dove storicamente non si era mai prodotto vino. “E’ girato”, “Ci fo il foco”, “Non si può bere” erano i commenti più lusinghieri che il suo vino riceveva appena imbottigliato, tuttavia dopo un adeguato affinamento il vino risultava molto diverso.
Il Marchese decise allora di provare a imbottigliarlo ma, soprattutto, di rivolgersi al cognato Nicolò Antinori (papà di Piero e Lodovico) per la commercializzazione e al suo enologo Giacomo Tachis per apportare quelle migliorie necessarie a rendere il Sassicaia quello che poi diventerà: un vino unico per eleganza e longevità, un vino apripista per una zona e una denominazione che oggi è tra le più importanti del Mondo.
La prima annata prodotta per la commercializzazione fu la 1968, e anche in questo caso ci fu lo zampino del fato.
In quegli anni, infatti, l'attività primaria che garantiva il sostentamento alla famiglia del Marchese era l’allevamento della razza equina Dolmello Olgiata, che aveva visto l’affermazione di tre stalloni fuoriclasse come Donatello II, Nearco e il più famoso Ribot. Nel 1972, alla morte di quest’ultimo, la produzione di vino diventa allora quasi una necessità economica, e le prime 3000 bottiglie della già citata annata 1968 entrano ufficialmente in commercio.
La svolta vera avviene nel 1978, quando Hugh Johnson organizza a Londra per la celebre rivista “Decanter” una degustazione con i migliori 32 Cabernet del Mondo. A sorpresa, all’ultimo minuto viene inserito anche il Sassicaia 1972, che sempre a sorpresa sbaraglia la concorrenza e vince a mani basse la contesa, battendo i più blasonati e conosciuti Chateau di Bordeaux.
Da quel momento nasce il mito Sassicaia e la sua fama esplode e raggiunge livelli planetari. Il 1985 diviene l’annata mitica, mentre la 2015 vince la classifica di Wine Spectator come Miglior Vino del Mondo.
Nel frattempo Bolgheri diventa la California del vino Italiano, tutte le più importanti famiglie e aziende vi investono e nascono altre etichette prestigiose come Ornellaia, Masseto, Paleo, Grattamacco, Cà Marcanda, ecc.
Sono passati 50 anni da quel debutto (annata 1968 commercializzata nel 1972) e il mito e il prestigio del Sassicaia è sempre lo stesso. Ad oggi è una delle pochissime etichette italiane ad essere costantemente quotate nelle più importanti Case d’Aste mondiali ed è uno dei pochissimi investimenti sicuri se si vuole scommettere sul vino.
E la sua bontà? Bè quella è soggettiva, ma di certo il Sassicaia è un vino unico e immutabile, che fa dell’eleganza e della leggiadria il proprio marchio di fabbrica, che ha attraversato immune 10 lustri di mode e di pratiche produttive.
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