Un nuovo anno di degustazioni (81)
Come di consueto da qualche anno a questa parte, con le due giornate di degustazione dello scorso week-end sono ufficialmente iniziati i lavori per Slow Wine 2024, la guida dei vini di cui sono uno dei collaboratori principali.
La sessione di degustazione che ogni anno viene svolta nel mio locale è l’occasione per rivedere amici con i quali non è frequente, purtroppo, incontrarsi; indaffarati come siamo, tutti, tra lavoro e famiglia; oltre che “testare” qualche collaboratore nuovo e valutare le sue capacità “sul campo”.
L’impegno e le problematiche che comporta organizzare e gestire una degustazione di circa 350 campioni provenienti da 7 comprensori viticoli differenti sono quelli che ti ho raccontato un anno e mezzo fa nel nostro 17° appuntamento (leggi qui).
Scendendo più nello specifico, organizzare una sessione di degustazione significa scrivere e inviare la richiesta a tutti i produttori coinvolti, mediamente 35-40 giorni prima della data prevista per la degustazione.
Dopodichè, passati all’incirca 15 giorni si cominciano a contattare i produttori che non hanno ancora risposto, né in un senso (“grazie della richiesta, provvederemo a far recapitare i campioni nella sede e data da voi indicati”) né nell'altro (“grazie ma non siamo interessati”: probabilmente ti sembrerà strano, ma ci sono anche parecchie aziende che non hanno piacere di partecipare a queste selezioni e poter così sperare nell’ingresso in Guida).
Segue un ulteriore sollecito una settimana prima della data prevista per la degustazione, per rintracciare i soliti, cronici, ritardatari, quelli che “oddio scusa non ho visto la mail”, “è finita in spam”, “mio figlio non mi ha detto nulla”, “mi è scappato il giorno”, ecc.
Infine, due giorni prima si contattano per l’ennesima volta le aziende di cui non sono ancora arrivati i vini, per verificare la spedizione e recuperare in extremis gli ultimi campioni.
In tutto questo frangente, viene svolta in parallelo l’attività di ricezione e catalogazione dei campioni che via via iniziano ad arrivare.
Viene gestita la consegna da parte dei corrieri (per la maggior parte) o delle aziende stesse (sempre meno, ma ci sono ancora parecchi produttori che hanno piacere a consegnare i vini personalmente, fare due chiacchiere, raccontare e spiegare i vini consegnati, ecc.); quindi i campioni arrivati vengono suddivisi e catalogati per tipologia e per annata.
Una volta terminata la ricezione dei vini e la loro suddivisione (cosa che avviene, di norma, il giorno prima della degustazione), vengono posizionati in frigorifero i vini che vanno assaggiati freschi e ci si prepara alla degustazione vera e propria: tavolo, calici, bicchiere dell’acqua, acqua, ancora acqua, tanta acqua, biro e taccuino oppure, come il sottoscritto, computer portatile con file excel.
L’indomani mattina, alla buonora, si inizia a degustare, anonimando le bottiglie (come? ci sono parecchi metodi per coprirle e renderle irriconoscibili, noi da qualche anno ci troviamo bene utilizzando delle calze sportive da uomo, ovviamente nuove) e prediligendo i vini secchi rispetto agli aromatici e i vini giovani rispetto a quelli con più anni.
Si assaggia una batteria di vini (composta da 4 a 6 campioni), ogni degustatore assegna un punteggio in centesimi e al termine, a turno, si commenta la batteria e si annotano le valutazioni di tutti i degustatori, ottenendo così la media che verrà analizzata al momento della scelta dei migliori vini.
Nel concreto, lo scorso week-end abbiamo assaggiato i vini prodotti a Capriano del Colle (circa 50 campioni), in Valcamonica (10), a Botticino (10), nelle Terre Lariane (10), in Oltrepò (bianchi e rossi ad esclusione degli spumanti, circa 150), a San Colombano (10) e i Lugana (110).
Com’è andata? Naturalmente non posso anticiparti molto, le riflessioni e i giudizi emersi saranno infatti scritti sulle pagine della guida Slow Wine e in alcuni approfondimenti pubblicati sull’omonimo sito, ma qualcosa ti posso dire.
Capriano è un comprensorio interessante, soprattutto per i vini rossi a base Marzemino, ma che fatica ancora a trovare una coesione identitaria fra i (pochi) produttori presenti; Botticino al contrario è fortemente riconoscibile e caratterizzato, e meriterebbe molti altri soggetti interessati a mantenere viva la storica tradizione enologica della Val Verde. Nelle Terre Lariane qualcosa si muove, e dietro alla bravissima Claudia Crippa si nota un fermento forse disordinato ma sicuramente interessante. L'Oltrepò… bè l’Oltrepò è il solito guazzabuglio di stili, vitigni, territori e interpretazioni, con sporadiche ma non inusuali eccellenze e tante, troppe, contraddizioni. San Colombano rimane la patria di un unico visionario produttore, mentre il Lugana si conferma un vino tecnicamente ineccepibile, con la tendenza positiva che continua a diminuire ogni anno i residui zuccherini, ma che dovrebbe avere il coraggio di presentare i propri vini dopo almeno un anno di affinamento in bottiglia, che li rende più complessi, avvolgenti e appaganti.
Vuoi sapere i miei voti più alti?
Quelli te li posso svelare: 90/100 all’OP Pinot Nero Partu 2020 di Cordero San Giorgio, al Lugana Superiore 2019 di Ca’ Lojera e al Lugana Orestilla 2021 di Montonale; 89/100 al Lugana Riserva Vigne di Catullo 2020 di Tenuta Roveglia; 88/100 al Capriano del Colle Rosso Riserva 1884 2018 di San Michele, all’OP Pinot Nero Noir 2020 di Tenuta Mazzolino, al Pramattone 2021 di Bisi e al Lugana Tre Campane 2021 di Marangona.
Ma questi sono i miei, di voti, non è detto che siano gli stessi dei miei colleghi e soprattutto non è automatico che i vini citati raggiungano un riconoscimento nella guida 2024.
E la settimana prossima si replica a Canneto sull’Oglio, poi la settimana successiva a Puegnago, poi ad Ambivere, poi a Fiorenzuola d’Arda e via via così fino a luglio.
Come dissi nell’articolo citato in apertura, è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.
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