Il Bignami del vino italiano per lettori svogliati - 5ª puntata: I vini dolci
Non credo di avertelo mai confessato, amico mio lettore, amica mia paritaria, ma i vini dolci sono una mia grande passione.
Sarà per la mia atavica propensione a mettermi sempre dalla parte degli ultimi (e i vini dolci in questo momento storico sono indiscutibilmente ultimi, sia per volumi prodotti che per successo commerciale), ma una delle mie più grandi propensioni, durante i miei corsi di degustazione, è raccontare quanto storica e significativa e dignitosa sia la produzione dei vini dolci.
Fatta questa doverosa premessa, prima di elencarti quindi i 5 VINI DOLCI ITALIANI piu’ significativi, e completare così il BIGNAMI DEI VINI ITALIANI, permettimi una brevissima digressione storico-culturale su di essi.
Devi sapere, infatti, che in passato i vini dolci avevano un ruolo completamente diverso ed erano tra i prodotti più richiesti ed apprezzati in tutti gli ambienti frequentati dalla nobiltà e dall’aristocrazia.
La fama era soprattutto appannaggio dei grandi vini dolci ossidativi e liquorosi, quali Marsala, Porto, Sherry e Madeira, veri e propri must che godevano di un prestigio e di una notorietà assoluta.
Inoltre, molti degli attuali vini più rinomati e famosi (penso ad esempio allo Champagne, all’Amarone, al Sagrantino di Montefalco) sono nati prima nella versione dolce e poi hanno assunto l’attuale caratterizzazione di vini secchi.
Questo si deve soprattutto alle tecniche di vinificazione, che in passato erano meno raffinate di oggi, e spesso producevano fermentazioni parziali, che lasciavano così nel vino un importante residuo zuccherino.
Mi rendo conto di essermi dilungato fin troppo, e che è davvero arrivato il momento di vedere i 5 VINI DOLCI più importanti d’Italia. Anche oggi, tuttavia, vista la produzione davvero frammentata e localizzata dei vini dolci, mi concederò una piccola deroga e più che di vini parlerò di zone di produzione significative.
Iniziamo:
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LA SICILIA E LE SUE ISOLE MINORI: Anche se confesso di non esserne un grande fan, è indubbio che la Sicilia abbia avuto e ha tuttora un ruolo di primo piano in questa particolare categoria di vini. A partire dal Marsala, passando per il Moscato di Noto e spingendosi fino a Pantelleria e Lipari. Sono sicuro che ancora oggi, se ti chiedo di dirmi qual è il primo passito che ti viene in mente, probabilmente mi dirai uno di questi nomi. Fama meritata, sia chiaro, ma come vedremo tra poco esiste anche altro.
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IL PIEMONTE: Altra regione Italiana che storicamente eccelle nella produzione di vini dolci. Ma se in Sicilia sono soprattutto i liquorosi (Pantelleria), i fortificati (Marsala) e i passiti (Lipari e ancora Pantelleria) a primeggiare, diametralmente opposta è la leadership del Piemonte, con due vini dolci frizzanti e poco alcolici a primeggiare. Sto parlando ovviamente del Moscato d’Asti (sia in versione naturale che spumante) e del Brachetto d’Acqui. Due prodotti che oggi condividono il lento declino con gli altri colleghi di categoria, ma che in passato hanno rappresentato davvero un’eccellenza a livello mondiale.
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I COLLI PIACENTINI: Ormai sei perfettamente a conoscenza della mia predilezione per la Malvasia Passita di questa minuscola zona di produzione, e pertanto non potevo sottacerla in questo elenco. Credo, anzi, sono certo che le potenzialità della malvasia di Candia aromatica sia ancora per larga parte da scoprire, e credo che la versione dolce sia una di queste. Benché si trovino ormai 10-15 etichette di grande interesse, la strada è ancora lunga e può riservare davvero tante, tante sorprese. Senza tralasciare due unicum di questo territorio come il Vin Santo di Albarola e il Vin Santo di Vigoleno, vere e proprie chicche enologiche di cui ho già parlato diffusamente nei miei precedenti pezzi.
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I RECIOTO: Anche il vicino Veneto è una regione molto interessante da un punto di vista dei vini dolci, soprattutto con i tre vini che prendono il nome dalla forma dialettale “recioto”, che sta ad indicare la parte più esterna dei grappoli in appassimento, le cosiddette “orecchie” (“recie” in dialetto veneto, da cui, appunto, recioto). Il più famoso è ovviamente il Recioto della Valpolicella (vino rosso dolce antesignano del più famoso Amarone), ma non dimentichiamo il Recioto di Soave e il Recioto di Gambellara, entrambi bianchi ed entrambi ottenuti principalmente da uva Garganega.
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Arrivati all’ultima casella da riempire i nomi da citare sono davvero tantissimi. Non riesco a decidermi, e perciò ti elenco i più significativi, da nord a sud. Partiamo con il Muscat de Chambave in Valle d’Aosta e passiamo allo Sciacchetrà delle Cinque Terre (vero e proprio giacimento enologico ligure). In Lombardia troviamo il Sangue di Giuda dell'Oltrepò Pavese (che è curiosamente la base alcolica della Sangria in Spagna) e il Moscato di Scanzo (vino rosso dolce prodotto a Scanzorosciate in provincia di Bergamo, tra le più piccole docg Italiane). In Trentino primeggia il Vin Santo della Valle dei Laghi (primo, dei due, vini italiani ad avere il Presidio Slow Food), ottenuto da uve Nosiola e affinato per 10 anni in caratelli. In Friuli abbiamo il Verduzzo, il Ramandolo e il Picolit, vino tra i preferiti del maestro Gino Veronelli. In Emilia Romagna, oltre ai già citati passiti Piacentini, abbiamo anche l’Albana Passita. La Toscana ha comandato a lungo questa classifica, con il celeberrimo Vin Santo. In Umbria troviamo il Sagrantino Passito, vino dolce rosso che condivide la storia (e il declino a favore della versione secca) con il Recioto/Amarone. Nel Lazio troviamo la minuscola zona del Moscato di Terracina, mentre in Calabria abbiamo il secondo vino Italiano Presidio Slow Food: il Moscato di Saracena (piccolissimo centro di 3000 abitanti nell’entroterra cosentino), vino particolarissimo che meriterebbe molto più spazio. Spostandoci in Puglia citiamo il Moscato di Trani, ed infine l’altra grande isola Italiana, la Sardegna, primeggia nei vini di stile ossidativo con la coppia Vernaccia di Oristano e Malvasia di Bosa.
Come vedi, i vini dolci Italiani sono davvero tantissimi, anche se la maggior parte di essi rappresenta una produzione davvero limitatissima.
E con questo elenco abbiamo terminato il BIGNAMI DEI VINI ITALIANI, la mia personalissima raccolta dei 5 vini imprescindibili per ogni categoria (se ti sei perso le precedenti puntate, qui trovi i 5 vini spumanti italiani più significativi; qui i 5 vini bianchi italiani più conosciuti; qui i 5 vini rosa italiani più importanti e qui i 5 vini rossi italiani più rinomati).
Tutto chiaro? Probabilmente no, ecco perchè al prossimo appuntamento cercherò di fare il riassunto del riassunto, così da fornire un quadro generale davvero esaustivo ed immediato.
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